40# 3 – NEW YORK E LA FIFTH AVENUE

Lo sbarco in America

Fifth Avenue a New York è quella dei film, quella magica quinta strada del film Colazione da Tiffany, la strada dell’Empire State Building, quella che lambisce Central Park dove si affacciano il Metropolitan Museum e il Guggenheim di Frank Lloyd Wright. Quella che divide NY in Est and West Side.

Un sogno, un’assoluta magia quella di poter realizzare qualcosa di mio nel centro del Mondo, New York, in Fifth Avenue tra la 54 e la 53esima strada.

Un’opportunità datami da Armando qualche anno dopo i Mondiali di calcio in America, iniziata con il progettare un piccolo controsoffitto in legno. O forse tutto era cominciato durante il periodo della seconda guerra mondiale da una storia che legava le nostre due famiglie…

Comunque di quel primo lavoro nella Grande Mela quel che ricordo è quella volta in cui ho dovuto prendere praticamente dalla sera alla mattina un volo aereo per portare a NY dei faretti a incasso per il controsoffitto di legno. E questo perché qualcuno localmente avevano sbagliato a fare i fori! 

A NY non se ne trovavano di faretti di diametro superiore a quelli previsti, e da lì l’assoluta esigenza di portarli direttamente dall’Italia.

Una volta consegnati però nessuno li voleva montare in quanto non erano omologati per il mercato USA e quindi erano scoperti sotto l’aspetto assicurativo, il che chiaramente non avrebbe coperto eventuali problematiche relative alla legge antincendio.

Sapete bene che quando si parte in salita poi si incontrano altre salite, è un po’ la legge di Murphy.

L’elettricista dopo molto discutere e tentennare, calcolato il montaggio in situazione pagamento extra, trovò la soluzione.

Lezione 1: tutto il mondo è Paese, le assicurazioni si assomigliano tutte mentre i falegnami americani decisamente non assomigliano a quelli italiani.

Lezione 2: conoscere le normative base di dove stai lavorando è doveroso, altrimenti rischi di aver tutto bloccato e di perdere un sacco di soldi.

Il percorso è stato decisamente travagliato, ma il risultato finale, risultò di grande pregio e di notevole effetto.

Infatti non molto tempo dopo, quando l’azienda decise di ingrandirsi e di realizzare nuovi showroom, fui ricontattato e mi fu dato l’incarico: nuovi showroom in Fifth Avenue. 

New York e la Fifth Avenue

In una parola… Emozionante!

Mi fu affidata la progettazione degli interni dell’headquarter dell’azienda e degli showroom uomo e donna, quinto, sesto e settimo piano. Un mix di progettazione d’interni, comunicazione aziendale, visibilità del Brand e per giunta in una location dove la competizione nasce tutte le mattine.

Non fu solo un’esperienza progettuale di rara intensità, essendo fuori Italia e nel cuore di New York, ma anche una sfida che si è allargata alla gestione e all’organizzazione temporale degli allestimenti e della logistica.

Tutto va organizzato fin dagli imballi numerati per poi poter pianificare le consegne seguendo una tabella prestabilita per un montaggio sequenziale prestabilito. Consegnare e scaricare materiale in Fifth Avenue non è di certo né semplice né banale.

Il programma delle tempistiche deve essere scientifico perché a una certa ora a Manhattan è la fine del mondo parlando di traffico e non ti muovi più.

E le Unions? Ci sono edifici regolamentati dalle Unions che sono i sindacati locali, il che significa che all’interno di questi edifici ci possono lavorare solo ditte a loro iscritte.

Non l’hanno presa molto bene che ci fossero dei lavoratori fuori dal loro network, e quando non sono contenti anche lì non scherzano. Ci hanno picchettato l’edificio, e per aggirare il problema dovevamo entrare per allestire gli showroom prima dell’orario giornaliero del picchetto.

Ammetto che prima di quel momento pensavo che i sindacati ci fossero solo in Italia, che l’America fosse appunto l’America… ma ancora una volta tutto il mondo è paese.

Per determinati lavori di finiture avevamo portato con noi le maestranze italiane. Non c’è competizione al mondo. Siamo i n° 1.

Un episodio particolare

C’è un episodio particolare che vale la pena di ricordare: il materiale relativo ai rivestimenti murali era stato consegnato. Fabio, il pittore, per un problema di passaporto era in ritardo di un giorno. Io mi trovavo all’interno del cantiere nello spazio vuoto e così ho aperto i contenitori del marmorino nero, ho tirato fuori la spatola per stenderlo e su un angolo mi sono messo a stirare il colore come molte volte avevo visto fare. Dovevo fare una prova sul cartongesso perché è una superficie dove di solito il marmorino non si può stendere.

Solo un po’ di sottofondo a base di quarzo e qualche passata di nero, niente di più… a un certo punto sento dietro di me gridare: “AMAZING! Carlooo!”. Era Jim, anzi Big Jim, il general contractor con il suo caffè da circa 12 lt in mano e gli occhi sbarrati. Non poteva credere di veder un Professionista, un progettista con la spatola da pittore in mano a stendere l’impasto. Era letteralmente sbalordito. In USA, e credo anche qui da noi, molti professionisti non lo farebbero mai. Ho sempre avuto un approccio diverso nel fare le cose.

La nostra è una scuola, una cultura “delle belle maniere” che insegue la bellezza, e io aggiungo, come parere personale, che devi conoscere i materiali che proponi e che usi per i tuoi progetti, devi sapere come “funzionano” o “non funzionano”.

Lezione: in Italia siamo qualche passo avanti e lo siamo ancora oggi…

Nei giorni seguenti è stata realizzata da Fabio, il vero pittore, la parete di 17 mt per 4 di altezza e al termine è iniziato il pellegrinaggio dei visitatori.

“WOWWWWW” era il coro ricorrente, e tutti a toccare, a guardare “quella parete” che era diventata un monolite nero che trasmetteva una forza e una potenza unica.

New York e la Fifth Avenue
Stava nascendo lo showroom UOMO.

Non ho nessun dubbio. Noi non siamo andati sulla Luna, ma per le emozioni che siamo in grado di generare nelle persone che si affidano al nostro sapere e al nostro saper fare, siamo andati ben oltre.

Da questa esperienza ho imparato molto altro, perché in verità ne sono successe di tutti i colori.

Nel progetto era prevista una pavimentazione in Veneziana, una veneziana realizzata con graniglia di vetro colore bianco.

Le campionature per la giusta tonalità di bianco, la giusta granulometria e il corretto grado di lucentezza sono spettacolari. Tutto è pronto ma… all’ultimo l’azienda italiana preposta alla fornitura non vuole più fare il lavoro: sono oltre 400 mq di pavimento!

Panico totale. Il tempo corre veloce e la data di inaugurazione è già fissata.

Come risolvere il problema? Riesco a farci fornire solo il materiale che era stato selezionato e campionato mentre per la messa in opera riusciamo a individuare una ditta qualificata dal New Jersey, naturalmente di origine Italiana.

Il costo del materiale era circa $ 10.000, il costo della messa in opera circa $ 97.000, e consideriamo che il cambio $/Lira a quel tempo era 2.100 lire per dollaro.

Da qui capisci che sì, siamo bravi, ma noi non arriveremo mai sulla Luna. Come ha detto Bruce Springsteen, non arriverai mai a NY con 99cent se per arrivarci ti serve un Dollaro.

Infine, per non farci mancare nulla, succede anche che quella strana “polvere bianca” con quei granelli, che sono poi di vetro, rimane bloccata per analisi alla dogana di NY per 3 settimane.

Lezione: prima di stilare il piano di Gantt (il cronoprogramma dei lavori) pensa a tutti i dettagli, ma tutti tutti.

Frequentare New York non è stata solo una magica esperienza di lavoro.

NY ha anche rappresentato una serie di incontri casuali come quello con Sharon Stone nella lounge dell’aeroporto o quello con Robert Redford che entra nel ristorante dove ero con un amico e si siede al tavolo vicino. O Steven Spielberg alla Tavern of the Green in Central Park o da Benihana, dove aspettavamo il tavolo prenotato, o Lorenzo Lamas, accompagnato da moglie e figli era li in fila come tutti.

Ero presente all’evento privato di Radio Snack della mitica RCA invitato dall’amico Brian, ed entrando con lui nell’ascensore del teatro mi trovo davanti Lyle Lovett, ex marito di Julia Roberts nonché famoso cantante country, tutto vestito di nero dal cappello agli stivali e alla chitarra… Lì mi sono sentito Tex Willer, il mio mito.

Quello che mi hanno lasciato queste esperienze è che l’approccio al lavoro deve essere sempre molto pragmatico: le regole sono regole, questo si può fare, quest’altro no.

Il rispetto delle tempistiche non è un optional: la data di inaugurazione degli showroom è fissata, tutto è organizzato in base a una programmazione di appuntamenti prestabiliti con i Buyers che volano a NY da tutti gli States e che hanno prenotato voli, alberghi e altri meeting. Quindi quello che dico sempre ai fornitori in Italia è che se hai dei problemi io non voglio saperli, voglio che tu te li risolva e ti organizzi nel rispetto degli altri.

Ho toccato con mano che dare risposte reali a problemi reali in tempi reali ottieni risultati veri, tangibili. Se sei presente e rispondi di chi sei e di quello che fai, vieni premiato e professionalmente riconosciuto, anche se sei dall’altra parte del mondo.

La cosa fantastica è che tutto dipende solo da Te.

Per quel che riguarda i personaggi da Film, film veri, attori veri, beh anche qui c’è una bella lezione. Io ho visto persone semplici, persone normali che fanno la fila al ristorante come tutti, e dove nessuno si avvicina istericamente.

Vissute da vicino queste situazioni ti trasmettono l’idea che i valori veri sono rappresentati da cose semplici: darsi da fare, essere rispettosi, avere educazione piuttosto che apparire.

Ho sempre cercato di ricordarmi di tutto questo.

Emozione: sentirsi in cima al mondo.

Lezione: quando hai le competenze e non hai paura di metterci la faccia, puoi stare ovunque e starci bene.